Ho
sempre pensato che per aiutarsi a capire qualsiasi cosa sia un buon metodo fare
delle metafore. Applico questa mia idea in tante cose quotidiane, come quando
aiuto mia sorella a studiare e lei non comprende una frase o un concetto,
oppure quando studio io, per aiutarmi a ricordare, e da qualche tempo anche per
capire la religione. Penso che fino ad ora questo metodo mi abbia sempre
aiutato in qualsiasi cosa io lo abbia utilizzato, ma mai come quando cerco di
comprendere la religione, una delle cose più difficili da capire che io
conosca.
Venerdì scorso, durante l’ora di religione, abbiamo letto una parte
del discorso di Papa Francesco all’Incontro con le Scuole, e leggendolo ho
trovato la frase che mi ha fatto pensare, “La scuola non è un parcheggio”,
leggendola, ho pensato alla scuola come un’area di servizio lungo l’autostrada
della vita. L’autostrada, un luogo controverso, visto come un collegamento da
molti, ma anche un luogo pericoloso, non per i neopatentati, un luogo che ti
forgia, nella conoscenza e nella sicurezza. Quando ho immaginato la nostra vita
come un lungo viaggio in autostrada, diretti verso Dio, ho cercato di pensare
ai lati “positivi” di questo luogo, più di tutti al collegamento: ogni persona
deve compiere questo viaggio per arrivare dal Signore “nel modo giusto”,
pronto.
Questo
non significa che il viaggio debba essere per forza lungo: abbiamo dei beati e
dei santi come Chiara Luce Badano e San Domenico Savio (rispettivamente morti a
17 e 14 anni) che testimoniano chiaramente che se durante questo viaggio si
accumulano abbastanza esperienze e “si sta al gioco di Dio” (come diceva Chiara
Luce), si può arrivare dal Padre pronti in poco tempo.
Io,
dopo aver avuto questa idea, ho continuato a pensarci, fino a che sono arrivato
alla conclusione che l’autostrada può essere associata alla vita, perché quasi
ogni fenomeno che si verifica in essa può essere collegato ad un evento
importante della nostra esistenza.
Molte
parti compongono questa magica autostrada e molte parti compongono la vita. I
caselli, per esempio, rappresentano i “passaggi” che noi oltrepassiamo durante
il corso della nostra vita, ma per poterli oltrepassare serve pagare un prezzo,
più o meno alto: la nascita, il passaggio dalle elementari alle medie, la
laurea, l’entrata nel mondo del lavoro, ma quello che ci costa in assoluto di
più, è quello più temuto, quello della morte, che in realtà ci porta verso la
felicità eterna (se abbiamo “giocato bene le nostre carte”), della quale non
bisogna avere paura, anzi, bisogna prepararsi durante questo viaggio.
Un'altra
parte importante di questa autostrada sono le scuole: aree di servizio più o
meno grandi, più o meno affollate, che ci costano sempre più impegno, in
progressione. In queste aree di servizio ci si carica di esperienze e si
conoscono nuove persone, maestri, compagni e amici, e questi ultimi
costituiranno una parte importantissima della vita anche dopo la fine delle
scuole, perché se sono amici veri, lo saranno per sempre, insieme a Gesù, naturalmente.
Le aree di servizio sono importanti perché ci preparano ad affrontare
tranquilli il resto del viaggio, perché dopo la fine delle scuole si ha ancora
davanti buona parte della vita. Senza di esse non si hanno le conoscenze adatte
per trovare un posto nel mondo del lavoro, in un mondo dove, anche se i soldi
non danno la felicità, aiutano a vivere in modo tranquillo.
Uno
dei problemi dell’autostrada è, naturalmente, la sicurezza che non è mai
abbastanza, infatti ogni giorno si sente di morti avvenute a causa di
incidenti. Io questi tristi fatti li ho immaginati come un’ interruzione
prematura del viaggio, ma che comunque ha risvolti che variano da come avevi
affrontato il viaggio fino ad ora ed di come ne hai affrontato la fine. Se sei
un “buon viaggiatore” e sei pronto di arrivare Lassù, allora avrà risvolti
positivi, e sarà come se tu avessi oltrepassato il cancello più temuto, mentre
se non chiedi perdono sinceramente per quello che hai fatto, questo fatto avrà
probabilmente risvolti negativi.
I
momenti di “traffico” rappresentano la tristezza, una crisi depressiva, perché
sono momenti in cui la vita rallenta e sembra diventare monotona, durante la
quale niente sembra avere senso, e si desidera solo sbloccarsi e ripartire a
tutta velocità, senza rimanere “ingolfati” mai più. Invece un viaggio
solitario, compiuto in modo molto veloce, è come prendere la vita alla leggere,
e fare quello che si pare senza rispettare nessuno e senza avere troppi
contatti con gli altri. Il “viaggio perfetto”, per me è come quando in
autostrada c’è il cosiddetto “traffico scorrevole”, una situazione con un po’
di macchine, che procedono ad una velocità media, insieme, senza che uno si
stacchi dal gruppo, per prendere una strada diversa dalle altre. Se non è il
viaggio perfetto, almeno questa è la vita che vorrei vivere io.
Lettera di un ragazzo di terza media
bellissima lettera
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